Castiglione, Galleria Menghini ospita mostra ciclismo di Oliviero Filippini
“Oh, quanta strada nei miei sandali, quanta ne avrà fatta Bartali [...]”: così cantava Paolo Conte nei lontani anni '70 e nel ricordo di una canzone si riaccende ora anche la ritrovata vena creativa di Oliviero Filippini. A Castiglione delle Stiviere, presso la Galleria Menghini, si apre il prossimo sabato 13 aprile (alle ore 17:00) una mostra d’arte in cui i riflettori della pubblica fruizione illumineranno le opere di un talento locale: Oliviero Filippini, classe 1953, diploma in pittura a Brera, diploma di restauro di opere lignee a Brescia, quarant’anni d’insegnamento di “Discipline Pittoriche” al Liceo Artistico di Guidizzolo… Il Menghini omaggia così un acclarato maestro e il maestro, con questa mostra, tributa un omaggio alla Città, alla sua gente e a un evento speciale legato alla prossima tappa a cronometro che, il 18 maggio prossimo, incoronerà Castiu’, quale piccola capitale delle colline Moreniche.
Diciannove opere tutte inedite parleranno di ciclismo attraverso il linguaggio artistico che è proprio del nostro autore, un linguaggio postmoderno, post-concettuale, sostenuto da un rigore linguistico trans-figurativo che conduce oltre l’artificio espressivo della tradizione per restituire, nelle opere, una vera e propria fusione dinamica tra il mezzo, la bicicletta, e il ciclista ripiegato sul manubrio, in un tutt’uno atto a delineare un’unica forma plastica in cui l’intreccio delle linee arcuate, le linee forza”, caratterizzano la costruzione della forma nel suo insieme e nel rapporto col paesaggio di contesto. È certo che tutte le sue immagini, attraverso intelligenti scelte di registro, di stile e di contenuti, s’incarnano in soggetti icasticamente congeniali alla poetica dell’immediatezza che l’arte del ciclismo pretende.
La sua tavolozza costruisce ogni immagine con colori accesi e forti, con inserti materici sfavillanti come argento e oro, mentre la pennellata rapida, irrequieta, fatta di tocchi depositati ritmicamente, intesse trame leggere, mitigate dalla sicurezza del disegno e da preziose eleganze di superficie. Si palesa, davanti ai nostri occhi, tutta la sapienza di un pittore in grado di parlare, con genialità autentica, di un’arte che riesce a restare tale anche nel racconto di uno sport che appartiene a tutti; di un’arte che esalta la velocità di ciclisti in gara lungo le strade mantovane del Giro, di un arte che mentre parla di superuomini a due ruote (novelli Bartali) ci ricorda che la bicicletta è sfrecciata anche nei capolavori dei più grandi artisti del Novecento: da Mario Sironi a Fortunato Depero, da Picasso a Natalia Goncharova, da Fernand Léger a Salvator Dalì (per non parlare di Duchamp).
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