Hall of Fame FIGC, premio per Roberto Boninsegna
Dopo l’inizio della cerimonia, con i saluti da parte dei ‘padroni di casa’, ovvero il presidente federale Gabriele Gravina e il capodelegazione azzurro Gianluigi Buffon, è il momento delle premiazioni, annunciate in diretta tv su RaiSport dal presentatore Alberto Rimedio. Sul palco sono presenti tutte e sei le nuove stelle del calcio italiano, sedute a formare un salotto che sa di leggenda. Il primo a essere premiato è il campione del mondo del 2006, Daniele De Rossi, entrato nella Hall of Fame del Calcio Italiano per la categoria ‘calciatore’. “Il rigore calciato in finale? Sono andato sul dischetto abbastanza tranquillo, diciamo così…” ha ricordato De Rossi, a proposito della serie dei tiri dal dischetto in finale contro la Francia nel 2006, quando aveva solo 22 anni. “Sarò sempre grato – ha continuato De Rossi - a Marcello Lippi, non solo per il trionfo finale, ma anche per lo straordinario percorso che abbiamo vissuto insieme”. Quindi è il turno del Ct Spalletti, che mostra i quattro cimeli donati al Museo del Calcio per l’occasione. Tra cui anche un fischietto da capotreno, con cui dirigeva gli allenamenti, “perché dicevo che bisognava andare come i treni…” sottolinea scherzando. Quindi un appunto: “Per capire l’importanza di questo premio, basta vedere con chi sono qui questa sera. Quando dedichi tutta la vita a una professione, viene da chiedersi se ne sia valsa la pena. E questo riconoscimento ne è la risposta: assolutamente sì”.
L’emozione riempie l’auditorium di Coverciano quando viene annunciato Andriy Shevchenko. L’attuale presidente della federcalcio ucraina prima ringrazia “il presidente Gravina per aver permesso ai bambini ucraini di venire a Coverciano in questo bellissimo centro”, quindi legge una lettera che ha scritto: “Caro calcio italiano” comincia Shevchenko con la voce che lascia trasparire tutta la sua commozione, terminando poi con “entrare nella hall of fame è un enorme privilegio. Italia, ti voglio bene”. E il dg che portò Sheva in Italia, al Milan, fu l’allora dg rossonero Ariedo Braida: “Certo, nel calcio gli algoritmi funzionano sempre, ma i calciatori hanno un cuore e Sheva mi ha davvero emozionato questa sera. Sono orgoglioso di averlo portato al Milan. Grazie Shevchenko”. Quindi i due ricordano di quando Braida portò una maglia rossonera all’attaccante ucraino per convincerlo a venire in Italia: “Vuoi vincere il Pallone d’oro? Allora questa è la divisa giusta per te”. Ed effettivamente, poi, nel 2004, Shevchenko vincerà proprio il Pallone d’oro… Il momento dei grandi attaccanti continua con la premiazione dell’azzurra Valentina Giacinti: “Già da piccola il mio sogno era quello di diventare una punta della Nazionale e di vestire la maglia numero 9, come Bobo Vieri che guardavo in tv. Il gol realizzato al Mondiale del 2019 contro la Cina è stato il più emozionante della mia carriera in azzurro”. Quindi è il turno di Boninsegna, che ricorda la finale del Mondiale del 1970, contro il Brasile di Pelè: “A fine primo tempo ci credevamo, ma eravamo stanchi, venivamo dalla storica semifinale con la Germania…”.
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